Home sweet home

A Londra si respira aria strana,un misto di frenesia e incredibile quiete, la capitale degli opposti, una città in cui saltelli veloce fra i gradini della metrò per incantarti poi,d'un tratto, ad osservare qualche cigno nello stagno. E' la città del BigBang e delle kitchens al posto dei chickens,della guida a destra, delle sale da thè e dei Mc Donald's,della moda fai-da-te e di quella a cui non si riesce proprio a trovare un senso. Londra strega per la sua inaspettata sicurezza, per il modo in cui ti fa capire di essere fuori luogo senza fartelo pesare, per come il cameriere indiano ti sorride paziente e aspetta un'ordinazione in uno stentato inglese. Londra è schiva,schiva ma gentile, un'anziana signora stanca ma buona,consapevole della propria esperienza, del passato e del presente, sa anche prevedere il futuro,forse, ma perchè farlo, perchè spaventare giovani e inesperti esploratori,alla fine?
Meglio predicare l'abitudine dei caffè take-away, diffondere le spine elettriche a triangolo,ballare per l'amore e per la pace su una statua, meglio il cambio della guardia a suon di beatles e can can.
Ricorderò Kaori e la sua gentilezza, la sua storia di giovane studente avventuriera,da Seul a Lione e senza passare dal via, da Lione a Londra per due giorni di pura novità, una stanzetta piccola,troppo per sei persone ma anche solo per due. Indosserò il mio particolare souvenir con malizia e ironia, con una punta di divertimento e una di rammarico, per una certezza in più e una in meno, per un viaggio speciale che è più bello rivivere che raccontare.
Un bacio, un'infinita siepe di eleganti case bianche, una promessa irreale promessa in un luogo altrettanto surreale, il ponte di Londra di notte, una notte scomoda in aereoporto e il nostro piccolo reality privato.
Chi ha mai detto che sono più importanti i monumenti all'emozione di svegliarsi per il sole che sorge e accorgersi di avere la febbre?
Lo rifarei,ripartirei anche adesso, se potessi.