Su un Autobus.
Sensibile in maniera particolare, stasera, un pulsare senza sosta delle tempie, un malessere più mentale che fisico, emotivo. Sperduta in una moltitudine entusiasta per valori che non riconosco, e che quindi non riesco ad accettare, a rendere miei. Sperduta nell'affermare un' individualità che è fragile, debole, priva delle capacità necessarie per sopravvivere, perchè non diventi creta, diletto gioco di menti altrui. Oggi ho sorriso a una donna, mi era seduta di fronte, ma non era per me la sua attenzione, non era neppure per i nostri compagni di viaggio, tante ombre parlanti, tante perle nere riflesse da una pallida luce serale; era una zingara. Guardava oltre il vetro, estranea a una realtà di tradizioni, credenze e lingue che non possono far altro che differire dalla propria, così radicata, così sentita. Eravamo di fronte, vicine, ma ogni suo muscolo, ogni suo tendine era il riflesso di un'interiorità viva, tesa verso il futuro, pregna di una sicurezza innata.
Dah. Fottuta insicurezza.
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