Tempo di bilanci
non senti che
tremo mentre canto
è il segno
di un’estate che
vorrei potesse non finire mai
Ma è finita, quest'estate, è davvero finita. Un'estate davvero bella, davvero speciale, particolare e nuova, un'estate vera. Tre mesi che hanno saggiato inferno e paradiso e ne sono usciti indenni, o quasi. Ci sono stati giorni che hanno lottato contro il nervosismo, la tensione, la rassegnazione, alle volte, un'ora che, come una madre colma d'orgoglio, ha sorriso di una figlia che è riuscita a mostrare un'audacia e una sicurezza tali da riuscire a incantare, a incantare e sorprendere, perfino se stessa. Ed ecco, poi, istanti. Istanti di libertà e di allegria, di leggerezza e piacere, istanti che fuggono via, troppo presto, e bisogna assaporarli in fretta, con passione, per non avere rimpianti, rimorsi. Ricordo minuti passati a contare i secondi, ad incitare le lancette ad accellelare il passo, a non restare indietro. Ricordo la frenesia e l'entusiasmo di quei momenti, i mille impegni, il mare, il numero di carezze che possono stare in un minuto, ritrovarsi a ruotare su se stessi senza riuscire a stare fermi. Ricordo due settimane e un poster di Nek. Ricordo i pomeriggi passati ad assaporare l'amaro in gola, dopo aver subito l'ennesimo scacco. Ricordo un'alba incerta, un litigio, errori e incomprensioni. Ricordo ore stesa al sole, ad abbronzare l'offesa e la tristezza.Ricordo l'ansia della separazione, un chiarimento e una notte ad aspettare le stelle. Ricordo minuti d'imbarazzo e di confessione, di segreti da non rivelare, dialoghi da non condividere e flashback da ripetere. Un'estate che ha tremato per scelte difficili e responsabilità impegnative, un'estate che ho sofferto il caldo del deserto e ha riso, serena, dei suoi abitanti. Un'estate che, alla soglia dell'ultimo atto ha vissuto nel dramma e nella disperazione e che, alla fine, come in ogni commedia che si rispetti, ha avuto il colpo di scena a soddisfare il pubblico trepidante d'attesa. Ma ora, dopo che ha preteso sacrifici e concesso il lieto fine l'estate esce di scena, nascosta dal sipario. E anche se l'autunno sarà quel che sarà, anzi, forse addirittura migliore di quel che si immagina, questa pioggia che soffoca l'estate mi riempie di malinconia. Io, qui, sola a guardarmi indietro e ad aspettare un futuro che ha intenzione di farsi aspettare, come ogni prima donna che si rispetti. E mi ritrovo ad affogare l'attesa osservando orologi rotti,a stare male, a sentirmi in gabbia senza una sola, unica, plausibile ragione, ad ingannare me stessa, ingannando il tempo.
non senti che
tremo mentre canto
è il segno
di un’estate che
vorrei potesse non finire mai
non farla finire, quest'estate.
RispondiEliminaun'estate piena che ti porterai come bagaglio per affrontare l'autunno..
RispondiEliminanon ingannare te stessa e rompi le lancette degli orologi
un bacio
e.