Morte di un Esteta

Lei, lei, lei.

Non era possibile, non era possibile fosse successo davvero.

Lei, lei, lei.

Ed era lì,immemore del tempo, abbandonato in una vasca trasbordante di Alcool e di sangue. Il fumo del sigaro nei polmoni era più un tormento che una consolazione.

Lui, era sporco, lui, era debole, lui, angelo nudo relegato nell’inferno dei sensi, delle pulsioni sfrenate, illogiche.

Era una vittima, sollazzo e delizia di un destino avverso.

Era stato tradito. E il risentimento ardeva nelle iridi di vetro, gelide come la stella del Nord, incerta culla d’una sfavillante Copenhagen.

Aveva peccato. E il sapore del fallimento penetrava nelle sue vene, accarezzava ogni nervo,stordiva ogni certezza.

Lei, lei, lei.

Non era stata la prima. Era l’ultima, ultimo testimone d’una staffetta infinita,tesa alla perfezione, al piacere, all’estasi di un orgasmo senza fine. Ma ora, era fermo. Immobile, atto soltanto alla staticità. Ridotto alla mera contemplazione di strategie in delirio. Poesie mute, lingue sorde.

Era colpa sua. Lei, fiore d’angelo e di demonio.

Lei aveva versato lacrime di disperazione e di perdizione sulla sua fronte madida di sudore. L’aveva cercato e sfuggito come un animale in gabbia. Consapevole d’essere dannata.

Aveva stretto con orgoglio e passione i suoi ginocchi  e l’aveva supplicato, s’era abbandonata alla vergogna e al desiderio e l’aveva odiato, l’aveva amato.

Ed era stato un attimo.

Lui l’aveva resa sua con l’intensità di una fiamma, ubriaco delle sue lacrime. L’aveva avuta, l’aveva posseduta, l’aveva resa sua, e ne aveva goduto. Aveva goduto del gusto dei suoi seni, del corpo che fremeva sotto i suoi spasmi, del suo ventre giovane e candido che s’era schiuso perchè lui, solo lui, lo vincolasse a sè.

E quell’amore rozzo e innocente, saturo di perversione e mistero l’aveva stregato.

Era una strega, la sua malìa  l’aveva soffocato, strozzato.

Lei l’aveva ucciso, lei, l’aveva punito.

E ora lui vomitava quel sorriso ancora verginale, quella smorfia perversa, di terrore.

Lui, era pazzo, folle.

Di Lei.

Non era possibile.

Non era accettabile.

E ora, ora, non aveva scelta. Aveva fallito.

Ma non si sarebbe mai piegato alla sconfitta, mai avrebbe accettato la resa.

Lei aveva vinto.

Ma lui non avrebbe perso.

E così invisibili dita di un fantasma di donna affondavano la fredda lama nella carne, sino al cuore, sua primigenia essenza, tesoro e maledizione.

E l’odore di lussuria si mesceva con il tanfo di sangue.

E la sua rivincita era perfetta, l’unico modo per sfuggire l’amore, anche solo per un istante.



Morte di un esteta: arcadio la vede così

Commenti

  1. Ci innamoriamo sempre di chi ci uccide.

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  2. Splendida. Ma avrei qualcosa da ridirgli sul gelo della stella del Nord. In fondo, in quanto non molto diversa dal sole: eviterei di metterla in un bicchiere di whiskey secco. ; )



    'notte,

    fAber

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  3. Non ho parole. Complimenti a te e ad Arcadio.

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  4. ma che belli che siete;)

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