E domani si mette la sveglia

Come si dice? Quando si chiude una porta se ne apre un altra? Oggi è successo. Già, perchè ho concluso di scrivere il capitolo Francesco. Non era possibile. Si rimbalza sui dubbi, sulle indecisioni, sulle incertezze, su una corda di violino, come sempre; ma alla fine si arriva all'estremità del filo, e si deve decidere se tornare indietro o andare avanti. Un bivio, una scelta, una ragione. E poi, poi, non si ha tempo per abbandonarsi a un sorriso che profuma di sollievo. Non ne ho avuto il tempo. C'è una porta, una finestra che ho chiuso, ho il terrore venga riaperta. Qualcuno, dall'altro lato, preme, spinge, prega e supplica venga riaperta. Non posso, non voglio. La temo, temo Lei. Temo l'affetto che, nonostante tutto, nutro ancora per Lei. Ho paura. Si riesce a uscire da un vortice una sola volta. Quella volta sono riuscita a capire la differenza che c'era, c'è, fra me e Lei. Quel giorno, quei giorni dopo la follia, la disperazione, il delirio e l'abbandono ho iniziato a plasmare con il fango e l'orgoglio ciò che ora sono. Ciò che mi diverto a interpretare, fantoccio e burattino di un teatrino ambulante. Sono io, ora. Sono io, ora, attrice di un copione scritto da me, per me.