Ed erano  in quattro. Studiano. Mi studiavano. Io, forte di una sicurezza innata e temporanea, quasi volatile, mi saziavo e nutrivo di quegli sguardi che mi eleggevano a stella, a prima attrice di un palcoscenico improvvisato per l'occasione, per il mio momento, e per questo ancora più importante. Ed erano in quattro, e non aveva importanza l'aver ceduto, l'aver capito d'aver ceduto, perchè era il mio corpo imperfetto, non io ad essere l'artista, il regista e il fulcro di tutto. E ora si ricomincia a nuotare, a vincere la resistenza della corrente, a superare gli ostacoli, ad ottenere un premio, una coppa per la vittoria, non per il primo posto, una coppa solo per essere arrivata.

E arrivano messaggi che necessitano di risposta, di replica, di conferma e di conforto. Messaggi a cui mi ostino a non rispondere, derido e rifiuto quel mezzo di comunicazione tanto gelido quanto abusato, preferisco uno sguardo, un sorriso e forse qualche frase che sarà ardua da digerire. E arrivano dediche semplici e delicate, che ti entrano dentro, che vorresti che ti rimanessero dentro per sempre, ancorate a un lembo di pelle, o  poco più.

Commenti

  1. Non sono per niente saggio e non conosco i tuoi gusti. Mi farebbe piacere però arrivare un giorno ad entrambe le cose e, se dovessi scegliere, preferirei conoscerti. Mi spiace se ti sono sembrato presuntuoso, la mia era solo un'osservazione e soprattutto era sincera. Un bacione.

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