E lascio una traccia sulla sabbia. Per ricordare a me stessa che sono qui, come sono, cosa ho raggiunto. E' scontato, quasi inevitabile il paragone con il passato, anche solo con qualche settimana fa. Non che sia cambiato granchè fuori, sempre il solito, sempre la monotonia.Scuola, pranzo, sapore di casa, stringere le coperte, scaldarsi con il respiro, prima di chiudere gli occhi, prima di passare in rassegna la giornata, a contare le vittime e i superstiti della battaglia, a volte, perchè no, c'è spazio anche per gesta eroiche, per lampi e tuoni che rischiarano solo per qualche istante la tempesta. Non ho ancora ben capito cosa sia per me, scrivere quattro, cinque righe ogni tanto. E' una cronaca, sebbene non molto dettagliata, di un percorso, dei suoi ostacoli e dei suoi punti di ristoro. Perchè allora non la carta? Non riesco a spiegare questa sorta di temporanea avversione per l'elemento cartaceo, spero che passi, ho una moleskine da accudire. Sono inquieta, controversa e bipolare, anche se detto così sembra un disturbo della personalità. Qualcuno la chiama schizzofrenia, ma è solo un particolare. Sono inquieta, non so non pensare. E' finito qualcosa, più di un qualcosa oggi. L'epoca delle crocette ha visto il suo epilogo, ottimo, ma pur sempre epilogo. E ora dovrò di nuovo sputare la verità, di affrontare ancora, ancora, ancora il discorso, perchè gli altri capiscano, perchè capiscano le ragioni del fallimento, di un fallimento che opprime, anche solo come potenza, ogni cosa.

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