E si mescolano le carte, il banco ha sbancato, il banco, alla fine, vince. Una nuova mano è in arrivo, il mazziere è già pronto, i giocatori sudano d'eccitazione e ansia. Vincere, perdere, non ha importanza, è giocare che conta, continuare a sudare, a fremere, a sentire. E c'è imbarazzo, c'è ignoranza, c'è timore, e c'è imbarazzo, ancora. E ci si volta le spalle, si fa finta di niente, si finge di non sapere di essere lì entrambi. E'  c'è imbarazzo, e c'è novità.

Ho rivisto Lei, l'altro giorno. Una incontro surreale, come se non fosse mai avvenuto. Parlavo di Lei con chi mi stava affianco, a un' amica a cui stringevo la mano, con cui stavo ridendo, pregna di una qualche eccitazione insita nella situazione, nel momento, nell'istante. Non ridevo di Lei, ma è apparsa da uno spiraglio vivo del passato e del presente, di un tempo senza definizione. Ho sofferto nel vederla, avevo paura di vederla, per tutto ciò che è successo, per tutto ciò che è stato detto, per tutte le volte che ho pianto, per la sola volta in cui ho alzato la testa e ho visto qualcosa. Sempre in uno stato di eterno fluire, di estremi dubbi, di decisioni prese e poi rinfacciate, da altri. 

Commenti

  1. Ecco cosa mi piace.

    Leggo. Entusiasta della sola lirica. Soddisfatto della fluidità estetica. So che ci arriveremo. Ho tempo. E lo facciamo. È uno schema canonico: meno decoro e più linearità semantica (contenuti privi di alcuna crasi interpretativa avrei insinuato qualche giorno fà). Ritorno sui miei passi e illumino quel tempio delle verità. Adesso ho tutto chiaro. Messaggio ricevuto.

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  2. è che il gioco continua anche quando i ricordi ritornano..

    e.

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  3. Perchè vince sempre il banco?

    Che questo gioco sia tutto un imbroglio per lasciarci soli senza nulla tra le mani?



    Forse invece di girare le spalle dovremmo avere il coraggio di guardarci in faccia e sostenere gli sguardi.



    Un bacio



    °L°

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